martedì 16 gennaio 2018

In viaggio con il vento

Ed eccoci arrivati al termine del blog. Come in ogni esperienza della vita, l'inizio è sempre preoccupante, ti senti disorientato e spaventato, non sai da dove partire e cosa fare.

Grazie al blog ho imparato una metodologia di ricerca che prima non conoscevo e soprattutto ho capito quante cose si nascondono... dietro alle Cose!

All'inizio delle lezioni, il professore si è rivolto agli ingegneri presenti in aula e ha ricordato che "La scienza non è tutto", ci sono cose che non si possono spiegare con la scienza e non sempre danno una risposta completa del mondo. Creare questo blog lo ha dimostrato perfettamente, è stato un ottimo modo per allenare la fantasia cercando materiale utile per i miei post.

La scelta di analizzare il vento come elemento artificiale non è stata casuale, ma frutto di una grande passione per la natura e gli elementi naturali che ci circondano. Analizzare il vento nel profondo è stato interessante, soprattutto perché sono state indicate varie possibilità tecnologiche che non tutti conoscono e che possono cambiare perfino la nostra vita nel futuro.

Per fortuna le varie indicazioni e i consigli detti a lezione, mi hanno aiutato a cominciare quasi subito alla pubblicazione dei post: il viaggio è iniziato con la traduzione di "Vento Artificiale" in più  lingue e con la mappa concettuale; successivamente abbiamo ritrovato un interessante articolo di giornale e abbiamo analizzato aspetti più tecnici, fondamentali per le installazioni per la produzione di vento artificiale, quali gli elementi, materiali sostitutivi, le forme e le funzioni. In seguito, ci siamo concentrati nel mondo umanistico, ritrovando tracce sulle narrazioninarrazioni, nella letteratura italiana, all'interno della quale l'utilizzo del vento è metafora di cambiamento, ma anche nella musica, nel cinema e nel fumetto. Abbiamo ricercato inoltre, anche analisi economiche e di mercato individuando i numeri, le statistiche, i grafici e le specifiche riguardanti vari casi studio e installazioni artificiali, insieme ai suoi simboli. I rischi , le tecnologie e le industrie ci hanno aiutato a comprendere meglio l'utilizzo pratico del vento artificiale nel settore industriale, mentre il glossario
, la storia e i modelli ci hanno chiarito le idee sulla vera storia e l'inizio della sua progettazione. Infine siamo arrivati alla presentazione dell'abecedario illustrato, che ci ha permesso di conoscere il mondo del vento attraverso concetti e immagini chiare e precise.

L'avventura si conclude, il viaggio è stato interessante, stimolante e talvolta faticoso ma terminato con soddisfazione, da cui si torna arricchiti con gli occhi pieni di curiosità, permettendo di guardare il mondo con una maggiore attenzione.


venerdì 12 gennaio 2018

Abecedario illustrato del vento arificiale

A come Aria

B come BAROMETRO

C come CATABATICO

D come DISTRUTTIVO

E come ELICA

F come FORZA

G come GALLERIA

I come IMPIANTI

L come LIBECCIO

M come MAESTRALE

N come NATURA

O come OSSIGENO

P come PRESSIONE

Q come QUOTA

R come RADAR

S come SIMULATORE

T come TUNNEL

U come URAGANO

V come VELOCITA'

Z come ZONALE



I Modelli

Analizzeremo varie tipologie di gallerie, ovvero:
-Subsoniche;
-Supersoniche;
-Speciali;
-del vento.
Galleria del vento

Gallerie subsoniche


Sono le gallerie più diffuse; impiegate anche per prove su veicoli (in alcuni casi in vera grandezza), ponti, edifici, ecc., sono generalmente basate sugli schemi Eiffel o Prandtl, entrambi costituiti da un condotto, percorso da una corrente d'aria accelerata da un'elica, la cui sezione più ristretta funge da camera di prova; quest'ultima può essere di tipo chiuso, oppure di tipo aperto.

Poiché è importante ottenere elevate velocità nella camera di prova, l'aria viene immessa in questa attraverso un tronco di condotto, le cui sezioni vanno progressivamente diminuendo sino all'imbocco della camera di prova stessa: questa tecnica, permette di ottenere una corrente più regolare e poco turbolenta nella camera di prova.
Il tronco di condotto ha sezioni progressivamente crescenti e fa seguito alla camera di prova; è detto divergente e consente il ricupero di parte almeno dell'energia cinetica della corrente sotto forma di energia di pressione.

Le eliche impiegate nelle gallerie sono generalmente azionate da motori elettrici; la regolazione della velocità della corrente viene eseguita variando il passo dell'elica.

In alcuni casi queste gallerie hanno raggiunto dimensioni imponenti, che richiedono l'impiego di potenze molto elevate che provocano un notevole aumento della temperatura dell'aria con sensibili variazioni delle caratteristiche fisiche di questa; pertanto è necessario prevedere o l'impiego di adeguati gruppi refrigeranti, o l'espulsione di parte dell'aria circolante, da sostituirsi con aria fresca prelevata all'esterno.


Gallerie supersoniche


Hanno architettura completamente diversa dalle precedenti perché, la velocità sonica può essere raggiunta dall'aria solo dove il condotto ha sezione minima.
L'esecuzione di prove a velocità supersonica può ottenersi solo in una camera di prova preceduta da un condotto convergente-divergente, nella cui gola si raggiunge la velocità sonica, mentre nel tronco divergente che segue si giunge a velocità supersoniche.
Un secondo tronco convergente-divergente segue la camera di prova e nella sua gola la velocità giunge nuovamente al valore sonico, decelerando fino a velocità subsoniche nel tronco divergente.

Poiché la pressione che la girante di una galleria supersonica deve fornire alla corrente è particolarmente elevata, in questo tipo d'impianto l'elica è di norma rimpiazzata da un compressore assiale a più stadi. Inoltre la potenza di tali gallerie è così elevata che esse vengono spesso fatte funzionare a pressione sensibilmente inferiore a quella atmosferica; per poter eseguire esperienze aerodinamiche a velocità ipersoniche si fa ricorso allora alle gallerie a funzionamento intermittente.

La durata della prova è, però, di pochissimi secondi dato che il riempimento del serbatoio richiede un tempo piuttosto lungo: la violenta espansione che si ha nella camera di prova comporta inoltre vistose diminuzioni di temperatura nella corrente d'aria che la percorre; per ovviare all'inconveniente, rappresentato da fenomeni di condensazione di umidità, l'aria immessa nel serbatoio sotto pressione viene preventivamente essiccata e riscaldata.


Gallerie speciali

Lo studio di alcune condizioni di volo richiede l'uso di gallerie aerodinamiche speciali, quali per esempio quelle per lo studio delle caratteristiche della caduta in vite di un aereo: queste hanno asse verticale e servono a provare modelli liberi (cioè non vincolati ad apparecchiature di misura ma telecontrollati) che vengono mantenuti a una quota praticamente costante dalla corrente d'aria, proveniente dal basso con una velocità pari a quella con cui il modello scenderebbe nell'aria immobile.

Permettono di valutare se le caratteristiche aerodinamiche di un determinato velivolo siano favorevoli o meno all'entrata in vite e alla successiva uscita e quali siano le manovre all'uopo più convenienti.


Gallerie del vento

Si tratta degli impianti utilizzati per la determinazione sperimentale di forze, momenti e pressioni di origine aerodinamica che agiscono su un corpo.
La rilevazione dei dati in una galleria del vento, sia il modello in prova sia quello di un aereo o di un ponte, avviene in due modi. Il primo sistema si basa sulla percezione visiva e consiste nell'osservare gli orientamenti di fili di lana o seta che hanno una estremità incollata sul modello, oppure il percorso di sottili emissioni di fumi o di fluidi colorati che fuoriescono da forellini praticati sull'oggetto in esame nei punti dove si richiede una maggiore attenzione. Il secondo e più importante sistema di analisi viene effettuato mediante la misurazione delle forze generate dal vento sull'oggetto allo studio.

In quasi tutte le gallerie del vento esistono particolari dispositivi di misura o di correzione delle condizioni di prova. Tra i primi, una sonda manometrica posizionabile con un comando a distanza che permette la misura in un certo punto di valori di pressione e di direzione. Tra i secondi, l'impianto di controllo del cosiddetto “strato limite” per effettuare la prova in condizioni il più possibile simili alla realtà.

Fra gli impianti di prova più versatili e moderni, ve ne sono alcuni che simulano tempeste di pioggia, neve, sabbia, grandine, l'irraggiamento solare, la nebbia. È quindi possibile riprodurre anche le condizioni ambientali più estreme, dai gelidi venti dei Poli al clima torrido e saturo di umidità dei Tropici

Le storie e i protagonisti del vento artificiale

La sperimentazione aerodinamica venne presa per la prima volta in considerazione da Leonardo da Vinci (1452-1519), il quale riuscì a comprendere che un fluido può esercitare su di un corpo solo una resistenza e non una spinta; inoltre, osservando attentamente il volo degli uccelli, intravide quelli che sono i concetti primari di sostentazione: la velocità relativa tra fluido e corpo e la creazione della portanza a causa della differenza di pressione fra dorso e ventre dell’ala. Più tardi Galileo Galilei (1564-1642) e Isaac Newton (1642-1727) scoprirono che la resistenza aerodinamica è proporzionale al quadrato della velocità relativa, mentre Daniel Bernoulli (17001782) nel 1738 enunciò il principio di conservazione dell’energia, per cui ad un aumento di velocità relativa corrisponde una riduzione di pressione e viceversa. D’Alembert (1717-1783) ipotizzò che la resistenza fosse il frutto dell’urto delle particelle su un solido ma, incurante della resistenza interna del fluido (viscosità), ottenne una pressione uguale sia a valle del corpo che a monte, quindi una paradossale inesistenza della resistenza.

-I PRIMI TENTATIVI

La ricerca non riusciva ancora a dare delle risposte soddisfacenti riguardo l’aerodinamica, ed è per questo motivo che fu necessario trovare nuovi metodi di sperimentazione; la maggior parte dei ricercatori fra il Settecento e l’Ottocento costruì  maneggi o mulinelli, ovvero dei bracci orizzontali che ruotavano a velocità uniforme attorno ad un asse verticale alle cui estremità erano fissati i corpi da analizzare.

 Il primo a realizzare e ad utilizzarli  fu il matematico inglese Benjamin Robins (17031751). I maneggi presentavano notevoli difetti, dovuti principalmente al moto rotatorio che metteva il modello in condizioni di volare all’interno della sua scia (e quindi in una corrente turbolenta) ma anche alle carenze tecnologiche del tempo, rendevano le prove difficilmente misurabili e attendibili.
Maneggi, o Mulinelli



-LE PRIME GALLERIE

Nel 1871 l’inglese  Frank H. Wenham concepì  un condotto da 1,5x1,5ft nel quale l’aria, soffiata da un’elica mossa da un motore a vapore, investe un modello opportunamente supportato nel quale possono essere eseguite varie misurazioni: nasce il concetto di galleria aerodinamica, in cui viene simulata la velocità relativa fra aria e modello. Tra Ottocento e Novecento si abbandonarono quindi i maneggi e si costruirono questi innovativi anche se ancora rudimentali mezzi  in Inghilterra, Stati Uniti, Russia e in Italia, dove nel 1904 lo scienziato Gaetano Arturo Crocco costruì una galleria ad aria spinta da un ventilatore centrifugo da 30HP.


- IN AZIONE

A cavallo fra l’ultimo decennio dell’Ottocento e il primo del Novecento, si approfondì il concetto di portanza, soprattutto con le teorie di Lanchester dell’onda portante (1894) e di Kutta e Jukhovsky, per cui si affermò la necessità di creare dei profili alari di una certa curvatura, che però non deve eccedere in modo da evitare la separazione del flusso e quindi una resistenza aggiuntiva di scia.

La prima galleria dei fratelli Wright era ad aria soffiata e con una bilancia differenziale per ridurre gli effetti di disturbo della corrente che si potevano presentare all’interno della condotta

Galleria dei fratelli Wright


Qualche anno più tardi, Wilbur e Orville Wright, cominciarono a costruire i loro primi alianti, che perfezionarono poi grazie alle loro personali gallerie del vento.

Lo sviluppo e l’utilizzo delle gallerie crebbe in modo esponenziale, sia come termini di potenza e velocità sia come livello di precisione e attendibilità degli esperimenti effettuati, consentendo tra l’altro a Pradtl di formulare la teoria dell’ala finita nel 1911 per cui si potè introdurre il concetto di resistenza indotta.

- SVILUPPI FRA DUE GUERRE

Alle fine della Prima Guerra Mondiale tutte le Aeronautiche Militari possedevano dei centri di ricerca aerodinamica. Si affrontò soprattutto l’influenza del numero di Reynolds sui coefficienti aerodinamici, per poter  trasferire i risultati ottenuti in galleria ai velivoli reali. Per mantenere lo stesso numero di Reynolds si può agire sulla pressione, che influenza la densità e quindi la viscosità.


-IL DOPOGUERRA

Già nelle gallerie degli anni ’30 e nelle battaglie aeree della Seconda Guerra Mondiale si constatarono forti cambiamenti dei coefficienti aerodinamici e della stabilità dei profili a numeri di Mach prossimi a 1. Subito dopo il conflitto venne costruita a Langley una galleria transonica nella quale, per evitare lo strozzamento dovuto alla presenza del modello, vennero impiegate pareti fessurate; questo impianto fu coperto da segreto militare data la sua importanza riguardo il progetto di una nuova generazione di aerei da caccia. Altre gallerie vennero realizzate con pareti perforate per eliminare il problema della riflessione delle onde d’urto.  Altre gallerie transoniche, dette criogeniche, consentono di ottenere alti numeri di Reynolds abbassando la temperatura a pressione costante a circa -180 °C.



 Simulatore del rientro nell’atmosfera dell’Ames (USA)

D’altro canto le gallerie subsoniche furono, dal dopoguerra a oggi, sempre oggetto di miglioramenti, sia per applicazioni che richiedono più accuratezza come nello studio dell’elicottero, sia a causa dell’aumento della produzione di velivoli commerciali in serie e nella necessità quindi di ridurre i costi. Un bell’esempio è lo sviluppo da parte dell’italiano Ferri negli anni ’80 di gallerie a pareti adattabili con il quale è possibile assecondare la direzione del getto e
ridurre sensibilmente l’interferenza di parete, dovuta alla rugosità superficiale, e il bloccaggio, ovvero l’aumento della velocità indisturbata.



 












Incremento negli anni dell'utilizzo delle gallerie

Glossario trilingue

ITALIANO

VENTO: vènto s. m. [lat. vĕntus; le accezioni del sign. 4 dallo spagn. viento].
Spostamento di masse d’aria, dovuto a differenze di temperatura e di pressione che si determinano fra una zona e l’altra dell’atmosfera.


INGLESE

WIND: A wind is a current of air that is moving across the earth's surface.


SPAGNOLO


VIENTO:  Del lat. ventus. Corriente de aire producida en la atmósfera por causas naturales, como diferencias de presión o temperatura.


Le principali industrie

Osserviamo le principali industrie che hanno prodotto e sperimentato le gallerie del vento, facendo diventare il vento artificiale, un fondamentale metodo di studio e collaudo dei prodotti meccanici.

Il più grande impianto al mondo è quello che la NASA possiede in California, ad Ames, realizzato nel 1944 e rimodernato nel 1988; la galleria del vento è utilizzata per collaudare sistemi di frenaggio aerodinamico delle sonde interplanetarie, manovre aeroassistite per missioni interplanetarie, navette ipersoniche.

                                         Galleria del vento- Nasa, Ames

La più veloce galleria del vento del mondo, in grado di raggiungere velocità pari a 45 volte quella del suono, si trova presso l'Università del Queensland, in Australia.
Una delle maggiori gallerie del vento italiane è quella realizzata dalla Pininfarina nel 1972 per effettuarvi prove sui suoi prodotti.

                               Galleria del vento italiana di Pininfarina- 1972

Altre tre gallerie del vento (una aerodinamica e due per le prove climatiche) esistono dalla metà degli anni Settanta al Centro ricerche FIAT. Un'altra galleria del vento è stata costruita dalla Ferrari, a Maranello.

Galleria per la Fiat




                                                                 Galleria a Maranello




Wind Tree: la nuova tecnologia

Parigi, grazie alla società francese New Wind, sorgeranno gli Alberi del vento (Wind Tree). Si tratta di nuovi sistemi tecnologici composti da innovative mini-turbine eoliche che daranno un tocco “green” alla capitale francese, producendo silenziosamente energia eolica in città.

L’ideatore, Jérôme Michaud-Larivière, ha dichiarato al Mail One di aver trovato l’ispirazione per il progetto dopo aver visto , in piazza, le foglie di un albero tremare pur non essendoci vento. 
Alti 11 metri, con 8 metri di diametro, gli alberi artificiali sono realizzati interamente in acciaio, hanno le dimensioni e la forma di un albero vero, sono perfettamente integrati esteticamente nel paesaggio urbano e, senza deturparlo, generano energia pulita.
Sui rami di ciascun albero, circa 72 foglie artificiali (turbine di forma conica ad asse verticale) di colore verde chiaro e verde scuro, intrappolano il vento, trasformandolo in energia
Installazione Wind Tree


Ogni Wind Tree è in grado di catturare folate di vento anche molto basse, a partire da 2 metri al secondo. Di conseguenza, l’Albero del vento potrebbe risultare funzionale ben 280 giorni l’anno. La potenza generata da tutte le 72 turbine è complessivamente stimata a 3,1 kW…meno delle turbine tradizionali che, per, ò per funzionare necessitano di più vento e sono, di conseguenza, attive un minor numero di giorni l’anno.  Cavi e generatori saranno scrupolosamente sigillati all’interno della struttura in acciaio.

Futura installazione a Parigi

Durante la sua funzione, cattura il vento tramite una rotazione silenziosa, che emette solo lievi fruscii, quelli delle foglie, bella estetica, resistenza, con un sistema in grado di sfruttare ogni tipologia di vento in qualsiasi ambiente.
Ogni Albero è progettato per durare oltre 25 anni, resistendo alle tempeste.

In viaggio con il vento

Ed eccoci arrivati al termine del blog. Come in ogni esperienza della vita, l'inizio è sempre preoccupante, ti senti disorientato e spav...